Chiuse 16 tv, 23 radio, 45 quotidiani, 15 riviste e 29 case editrici, arrestati 89 giornalisti. È il bilancio dell’ultimo mese. Il fallito colpo di Stato del 15 luglio sta servendo da pretesto al presidente Recep Erdogan per continuare nella sua opera di epurazione e colonizzazione degli organi di informazione iniziata ormai da anni. Il giornalista azero Mahir Zeynalov ha ricordato su Twitter i nomi e le storie di alcuni giornalisti arrestati “perché non volevano inchinarsi davanti al potere”.